La legge è fatta dall’uomo perché ognuno sia in armonia con se stesso, con la comunità piccola o grande in cui vive, con il territorio. Perché ciò avvenga, occorre che ognuno si realizzi e costruisca un suo percorso di vita che lo metta in sintonia e lo faccia vivere “bene”. Se India, la mamma Munaja e il fratello Nurhusien sono arrivati da noi è perché là dove erano non avevano identità riconosciuta, erano “apolidi”, non avevano un futuro. Qui si sono costruiti un mondo senza far rumore, integrandosi, senza dar grattacapi, anzi quasi ad essere segnalati come modelli. Disumano e crudele è far attendere una decisione per dieci anni, come fossero dei condannati a morte in attesa dell’ora x che non arriva mai. E dopo dieci anni, ecco… l’invito a rientrare nel “loro” paese dove la vita loro e non solo loro è in pericolo.
Il dramma di India e di tante altre Indie ci commuove, ci rattrista e non ci permette di tacere. Nel rispetto delle leggi, sappiamo che la situazione di India può essere sanata e ci uniamo a tutti coloro che chiedono che si agisca in modo umano, dimostrando solidarietà con lei, con la famiglia e come segno di partecipazione al dramma di tanti, troppi che vivono in questa incertezza che quasi sempre si concretizza in una cacciata. La Svizzera da sempre è conosciuta per molti valori e per questo è apprezzata, in primis la solidarietà e l’umanità. Abbiamo l’occasione per confermarlo. Siamo certi che India, Munaja e Nurhusiensen ci saranno riconoscenti e si impegneranno anche in futuro a dare il meglio di se stessi nella comunità in cui vivranno, lavoreranno e studieranno.
Un bel filo di speranza ci unisce a loro, a chi le sostiene e alle autorità che devono prendere la decisione.
Mauro Clerici,
presidente CMSI
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