UN PAESE IN GINOCCHIO MA LA GENTE È SEMPRE IN PIEDI

Pubblicato giorno 30 Agosto 2022 - Diario Missionario, In home page, Iniziative amiche, Libano, Proposte, Segretariato, Senza categoria

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Ho pensato prima di dar voce al giornalista Giacomo Pizzi che l’anno scorso, al nostro ritorno dalla prima perlustrazione in Siria e Libano, ha scritto e pubblicato sui social queste parole pochi giorni prima della festa nazionale libanese, che fa una retrospettiva storica della crisi che ha colpito il Libano nell’autunno del 2019.

“Le origini della crisi economica e sanitaria che ha colpito il Libano mi sono state spiegate da chi la sta vivendo in prima persona: parlando con i miei colleghi, i volontari e i beneficiari dei nostri progetti a Beirut è emerso un quadro inquietante.
Mi devo sbrigare a scrivere questo report sulle cause della crisi in Libano: ancora qualche minuto e poi non ci sarà più la corrente o il Wi-Fi.

La terra dei cedri: dai riflettori al buio più totale.
Ricordo bene com’era il Libano tre anni fa: sfrontato, moderno, ricchissimo. Vedo ancora i grattacieli e i palazzi lussuosi svettare su Beirut, ancora illuminati sì, ma non più simbolo della modernità: ora ricordano un passato dorato.

Una vita capovolta.
Data la situazione, dalla fine di giugno la banca centrale libanese non può più sovvenzionare beni come petrolio e medicinali che quindi dovrebbero essere comprati a prezzi elevatissimi e sarebbero totalmente inaccessibili alla popolazione.
Lo scorso venerdì i farmacisti hanno indetto uno sciopero nazionale perché si rifiutano di comprare medicinali al mercato nero.

Poiché non ci sono alternative, si è interrotta la fornitura dei beni primari (benzina, gas, farmaci) con conseguente razionamento di carburante per auto e energia elettrica.

La vita dei Libanesi è stata letteralmente capovolta. Non c’è luce, acqua, farmaci… non c’è un Governo. Ma qui a Beirut, qui nel convento, il nostro centro di emergenza, ho visto tenacia e solidarietà fra le persone.

Manca tutto tranne l’umanità.”

Ho utilizzato alcune informazioni anche in classe durante l’anno scolastico scorso per sensibilizzare e scuotere i miei studenti! Aleggiava uno spettrale silenzio nelle classi. Non servivano molti commenti.

Quest’estate, per pochi giorni, sono stato a Beirut per affiancare i 4 giovani volontari ticinesi che hanno animato il campo giovani presso il centro IRAP a Beirut, dove la focolarina ticinese Marie Lise Devrel e la volontaria Nicole Helou operano. Ho proceduto con una valutazione del campo assieme ai ragazzi, alle volontarie libanesi e alle responsabili, ascoltando e prendendo appunti, soprattutto appunti del cuore per la mia vita.
La collaborazione tra i quattro volontari svizzeri e i volontari e docenti sul posto ha generato una sinergia di umanità e comunione spirituale, di tutte e tutti. I ragazzi sono stati raggiunti da un oceano di amore, testimonianza e gioia che hanno moltiplicato in tutti la speranza in una situazione, quella del Libano, drammatica. Una goccia importante in un mare di delusione e di stenti per la sopravvivenza. Diversi bambini e ragazzi impiegavano anche un’ora di strada in auto per arrivare per l’inizio della giornata alle 8.00. Ho potuto partecipare anche ad alcune riunioni di docenti, ortofoniste e volontarie di IRAP. È stata per me una grazia ed una conferma che in questo paese, come spesso nei paesi in difficoltà, è la donna il motore propulsore della vita ordinaria, foriera di coraggio e forza da infondere nel continuare! Il popolo libanese è un popolo culturalmente ricchissimo e pieno di dignità. Anche nell’indigenza ha sempre un portamento dignitoso. I libanesi affermano che quando si trova qualcuno per la strada a chiedere l’elemosina, sicuramente non si tratta di un libanese.
Lo spettacolo libanese che i ragazzi hanno offerto a fine campo conferma anche che il popolo libanese è estremamente orgoglioso delle sue radici antiche!
Questa forza deriva dalla loro inossidabile fiducia in Dio, evocandolo in tutte le situazioni e nelle frasi ordinarie della giornata! Che lezione per noi occidentali tiepidi!
Una famiglia, con cui sono rimasto in contatto durante quest’inverno, mi aggiornava sulle temperature e sul riscaldamento spento nelle case per mancanza di nafta. “Ma come fate?” chiedevo. E loro: “Ci mettiamo una coperta in più sulle spalle e in camera da letto e ci affidiamo al Signore!”.
Di fronte a questo popolo di grande cultura, estremamente resiliente, che parla perfettamente francese ed arabo, se non pure altre lingue, ci si sente piccoli davvero.
La frase che più mi ha commosso è stata pronunciata da una mamma e volontaria: “Merci mon père parce que vous avez pensé à nous!”.
Così ho capito il senso di questo “Grest all’estero” che i nostri ticinesi hanno organizzato. Provocatoriamente ci si poteva chiedere: “non si poteva rimanere in Ticino ed animare il campo in una delle nostre parrocchie “deserte”?”.
Il fatto di aver pensato e aver guardato a questo popolo, a questi fratelli e queste sorelle in grave difficoltà, è bastato per suscitare questa comunione spirituale e questa fratellanza e solidarietà universale a distanza, e poi in presenza in loco, che è Vangelo pratico.
Allora adesso la mia risposta alla domanda è: “No! È stata una buona e profetica intuizione quella di Dennis, che ha maturato nel cuore per un anno intero questa iniziativa di gemellaggio elvetico-libanese messo in atto, che ha portato i suoi frutti ed ha arricchito il mondo”.

Don Rolando, ass. Pastorale Giovanile

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